lunedì 6 gennaio 2014

                              Biancaneve





Sentì la voce di sua madre dire al contadino che tagliava l’erba:
“Bianca come la neve, rossa come il sangue”.
Nina si svegliò. Aveva ancora gli occhiali sopra il naso e il libro aperto sul petto.
Si affacciò al giardino. Nessuno tagliava l’erba e sua madre da due anni riposava in Paradiso.
Gliela aveva letta infinite volte quella fiaba, tra una soffiata di naso e un colpo di tosse.
Nina uscì in giardino. Si avvicinò al roseto e mentre tagliava la rosa sorrise. Nessuna puntura al dito, nessuna goccia di sangue. Mise  la rosa nell’acqua e accese la radio. Edith Piaf cantava una canzone triste. Ma lei quel giorno non si sentiva triste. Con tutti quei gatti che giravano intorno. E i suoi due cani!
Alle quattro decise di salire al piano di sopra dalla sua amica Clara.
Avevano comprato insieme quel rustico, negli anni ottanta quando erano due giovani coppie.
Nina e suo marito il piano di sotto, Clara e Franco il piano di sopra e dopo trent’anni era diventato il luogo perfetto per trascorrere il tempo che la pensione elargiva.
- Ha tagliato l’erba il contadino nel primo pomeriggio? - chiese Nina
­- No, ha seminato nell'orto con Franco - rispose Clara.
- Durante la pennichella ho sognato mia madre che diceva, e sentivo anche il rumore del tosaerba, bianca come la neve , rossa come il sangue. Cosa vorrà dire?-
- Sei tu che hai letto Freud?-
- Difficile interpretare i propri sogni, entrano in gioco la censura e i meccanismi di rimozione -
- Secondo me centra l’infanzia - disse Clara
- Forse hai ragione. Il primo ricordo che ho dell’infanzia è la mia mamma che mi legge la fiaba di Biancaneve. Ero malata, avevo l’influenza. La sera la sapevo a memoria tante erano le volte che l’avevo costretta a leggere. Quando andavamo a trovare i nonni mi diceva:- “fai sentire come sei brava” e io dopo un po’ di insistenze cominciavo come un pappagallino ammaestrato:“C’era una volta una regina che aspettava un bambino.  Cuciva alla finestra e guardava i fiocchi di neve cadere. Si punse un dito con l’ago. Tre gocce di sangue caddero sul davanzale bianco di neve.
“ Ah, disse, come vorrei avere una bimba con la pelle bianca come la neve e la bocca rossa come il sangue..." recitò Nina.
- Sicura che dice bocca rossa? – chiese Clara
- Forse gote rosse. Non ricordo più, sono passati più di sessant'anni.-  Il bollitore   fischiò. 
Le due amiche con lo scialle sulle spalle  si godevano il sole  in terrazza. A est si ergeva la rocca di Perti. Davanti a casa gli alberi erano carichi di ciliege. Gli uomini chini nell’orto.
A Nina venne un po’ di nostalgia quando vide il marito di Clara sollevare la schiena, asciugarsi la fronte col braccio e sventolare il cappello verso di loro. Si sentì vittima di un destino avverso.
Trangugiò l'invidia nel the e si scottò la lingua.
- Bianca come la neve e rosso come il sangue. A me viene in mente un omicidio.  La purezza e il peccato. E a te? - chiese Clara appoggiando la tazza sul tavolino prima di accendersi la sigaretta.
- A me viene in mente …- Nina si fermò. No, non poteva descrivere l’immagine che era apparsa nella sua mente. - Non mi viene niente – si limitò a dire.
- Devi fare delle associazioni vedrai che il significato lo trovi. –
- Speriamo non sia un sogno che predice sventure –
- Sei la solita pessimista - disse Clara
- Facile rispondere così. Tu hai ancora un marito e dei figli. Da quando sono sola, io il futuro lo temo”.
Mentre la conversazione stava per sdrucciolare come il piede su una buccia di banana, Franco e il contadino salirono in terrazza.
- Volete una tazza di the? - chiese Clara.
- Il the è per le donne – se ne andò in cantina e tornò con una bottiglia di vino.
- Quest’estate mangerete degli ottimi pomodori abbiamo seminato il cuore di bue - disse Andrea il contadino.
“E allora mangeremo pomodori rossi fritti” disse Nina, le piaceva sfoderare la sua cinefilia. Ma di nuovo impertinente quell’immagine affiorò . Nina si portò una mano al petto e rialzò lo scialle  alla gola .
- Qualcosa non va? - chiese Clara
- Niente - rispose Nina col cuore che  palpitava forte.
“Se dico: bianca come la neve, rossa come il sangue, qual’ è la prima cosa che vi viene in mente? - chiese Clara rivolta  agli uomini.
- Sangue e arena? - rispose Franco.
- E’ il titolo di un film con Rita Hayworth e Tyron Power che fa il torero, l’ho visto tanto tempo fa.- aggiunse Nina.
- A me viene in mente una colomba colpita al cuore da un fucile- disse il contadino.
- I soliti uomini – concluse Clara sistemando le tazze sul vassoio.
Il sole calò veloce dietro la rocca. Nina tornò a casa e accese la stufa.  
 L’immagine le si presentò di nuovo mentre preparava la zuppa per Tom e Jerry, la quarta generazione di una serie di bastardini. La sua  famiglia, figli non ne erano arrivati.
Dopo cena i cani fecero la solita perlustrazione nel bosco sotto casa. Nina li accompagnò fino alla fine del prato e si fermò sotto al grande pino marittimo . Quando li chiamò tornarono di corsa e andarono ad accucciarsi sotto il portico.
Era ormai tardi quando Nina spense la televisione e uscì a guardare il cielo.
- Domani sarà una bella giornata - disse ai cani prima di chiudere a chiave la porta di casa. Faceva sempre così prima di andare a dormire. Guardava il cielo e se era sereno cercava di riconoscere le costellazioni.  Quando era giovane fumava anche l’ultima sigaretta. Il ciuccio della buona notte, diceva a suo marito quando rientrava.
Infreddolita si infilò il pigiama di flanella, se ne andò sotto il piumone ma prima di riprendere il libro ripassò in rassegna gli avvenimenti della giornata.
Ed eccolo lì il rimorso esploderle nel  petto come un petardo.
Signore fa che non sia incinta. Quante volte aveva pregato così mentre controllava le mutande.
Era stata ascoltata.


Questo racconto partecipa all'EDS de La donna camèl Rosso come il peccato
Altri partecipanti:
Gordon Comstock

11 commenti:

  1. Ecco, posso dire solo che mi piace? Tanto?

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    1. Guarda che arrossisco se mi fai, proprio tu, questo complimento.

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  2. Questo è un racconto molto bello e maturo. Come donna l'ho sentito particolarmente, e molte altre donne ci si potranno ritrovare. La nostra vita, in effetti, è segnata dal rosso del sangue; ecco perché i nostri compagni dovrebbero, almeno ogni tanto, donarci delle rose.

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  3. Quando sono nella mia casina in Liguria e non ho da lavorare, nel silenzio, guardando un pitosforo gigante, riesco a scrivere meglio.
    "Le rose non c'è più nessuno che me le regala", direbbe Nina, ma Effe , se le taglia da sola, in maggio. Rose rosse.

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  4. Uno dei tuoi pezzi migliori, secondo me, perché è sì il tuo solito
    stile intimista, ma porta anche a un'emozione più forte in tema con
    l'eds, ben costruita e inaspettata. Sono molto contenta.

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  5. Un crescendo... rossiniano, in tema.

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  6. hai reso benissimo quel senso di peccato che ci ha accompagna anche io sono rimasta sorpresa dal finale
    brava

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  7. Rimorso, direi. Solitudine. Un racconto che tocca.

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  8. Beh Fulvia te l'hanno già detto tutti, non posso che aggiungere anche le mie lodi

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