Biancaneve
Sentì la voce di sua madre dire al contadino che tagliava l’erba:
“Bianca come la neve, rossa come il sangue”.
Nina si svegliò. Aveva ancora gli occhiali sopra il naso e
il libro aperto sul petto.
Si affacciò al giardino. Nessuno tagliava l’erba e sua madre
da due anni riposava in Paradiso.
Gliela aveva letta infinite volte quella fiaba, tra una
soffiata di naso e un colpo di tosse.
Nina uscì in giardino. Si avvicinò al roseto e mentre
tagliava la rosa sorrise. Nessuna puntura al dito, nessuna goccia di sangue. Mise
la rosa nell’acqua e accese la radio.
Edith Piaf cantava una canzone triste. Ma lei quel giorno non si sentiva triste.
Con tutti quei gatti che giravano intorno. E i suoi due cani!
Alle quattro decise di salire al piano di sopra dalla sua
amica Clara.
Avevano comprato insieme quel rustico, negli anni ottanta
quando erano due giovani coppie.
Nina e suo marito il piano di sotto, Clara e Franco il piano
di sopra e dopo trent’anni era diventato il luogo perfetto per trascorrere il tempo
che la pensione elargiva.
- Ha tagliato l’erba il contadino nel primo pomeriggio? - chiese
Nina
- No, ha seminato nell'orto con Franco - rispose Clara.
- Durante la pennichella ho sognato mia madre che diceva, e
sentivo anche il rumore del tosaerba, bianca
come la neve , rossa come il sangue. Cosa vorrà dire?-
- Sei tu che hai letto Freud?-
- Difficile interpretare i propri sogni, entrano in gioco la
censura e i meccanismi di rimozione -
- Secondo me centra l’infanzia - disse Clara
- Forse hai ragione. Il primo ricordo che ho dell’infanzia è
la mia mamma che mi legge la fiaba di Biancaneve. Ero malata, avevo l’influenza.
La sera la sapevo a memoria tante erano le volte che l’avevo costretta a
leggere. Quando andavamo a trovare i nonni mi diceva:- “fai sentire come sei
brava” e io dopo un po’ di insistenze cominciavo come un pappagallino
ammaestrato:“C’era una volta una
regina che aspettava un bambino. Cuciva
alla finestra e guardava i fiocchi di neve cadere. Si punse un dito con l’ago. Tre
gocce di sangue caddero sul davanzale bianco di neve.
“ Ah, disse, come
vorrei avere una bimba con la pelle bianca come la neve e la bocca rossa come
il sangue..." recitò Nina.
- Sicura che dice bocca rossa? – chiese Clara
- Forse gote rosse. Non ricordo più, sono passati più di
sessant'anni.- Il bollitore fischiò.
Le due amiche con lo scialle sulle spalle si godevano il sole in terrazza. A est si ergeva la rocca di Perti. Davanti
a casa gli alberi erano carichi di ciliege. Gli uomini chini
nell’orto.
A Nina venne un po’ di nostalgia quando vide il marito di
Clara sollevare la schiena, asciugarsi la fronte col braccio e sventolare il
cappello verso di loro. Si sentì vittima di un destino avverso.
Trangugiò l'invidia nel the e si scottò la lingua.
- Bianca come la neve
e rosso come il sangue. A me viene in mente un omicidio. La purezza e il peccato. E a te? - chiese
Clara appoggiando la tazza sul tavolino prima di accendersi la sigaretta.
- A me viene in mente …- Nina si fermò. No, non poteva descrivere
l’immagine che era apparsa nella sua mente. - Non mi viene niente – si limitò a
dire.
- Devi fare delle associazioni vedrai che il significato lo
trovi. –
- Speriamo non sia un sogno che predice sventure –
- Sei la solita pessimista - disse Clara
- Facile rispondere così. Tu hai ancora un marito e dei
figli. Da quando sono sola, io il futuro lo temo”.
Mentre la conversazione stava per sdrucciolare come il piede
su una buccia di banana, Franco e il contadino salirono in terrazza.
- Volete una tazza di the? - chiese Clara.
- Il the è per le donne – se ne andò in cantina e tornò con
una bottiglia di vino.
- Quest’estate mangerete degli ottimi pomodori abbiamo
seminato il cuore di bue - disse Andrea il contadino.
“E allora mangeremo pomodori rossi fritti” disse Nina, le piaceva sfoderare la sua cinefilia. Ma di nuovo impertinente quell’immagine affiorò . Nina si portò una mano al petto e rialzò lo scialle alla gola .
- Qualcosa non va? - chiese Clara
- Niente - rispose Nina col cuore che palpitava forte.
“Se dico: bianca come
la neve, rossa come il sangue, qual’ è la prima cosa che vi viene in mente?
- chiese Clara rivolta agli uomini.
- Sangue e arena? - rispose Franco.
- E’ il titolo di un film con Rita Hayworth e Tyron Power
che fa il torero, l’ho visto tanto tempo fa.- aggiunse Nina.
- A me viene in mente una colomba colpita al cuore da un fucile-
disse il contadino.
- I soliti uomini – concluse Clara sistemando le tazze sul
vassoio.
Il sole calò veloce dietro la rocca. Nina tornò a casa e accese
la stufa.
L’immagine le si
presentò di nuovo mentre preparava la zuppa per Tom e Jerry, la quarta
generazione di una serie di bastardini. La sua famiglia, figli non ne erano
arrivati.
Dopo cena i cani fecero la solita perlustrazione nel bosco
sotto casa. Nina li accompagnò fino alla fine del prato e si fermò sotto al grande
pino marittimo . Quando li chiamò tornarono di corsa e andarono ad accucciarsi sotto
il portico.
Era ormai tardi quando Nina spense la televisione e uscì a
guardare il cielo.
- Domani sarà una bella giornata - disse ai cani prima di
chiudere a chiave la porta di casa. Faceva sempre così prima di andare a dormire.
Guardava il cielo e se era sereno cercava di riconoscere le costellazioni. Quando era giovane fumava anche l’ultima
sigaretta. Il ciuccio della buona notte,
diceva a suo marito quando rientrava.
Infreddolita si infilò il pigiama di flanella, se ne andò
sotto il piumone ma prima di riprendere il libro ripassò in rassegna gli
avvenimenti della giornata.
Ed eccolo lì il rimorso esploderle nel petto come un
petardo.
Signore fa che non sia
incinta. Quante volte aveva pregato così mentre controllava le mutande.
Era stata ascoltata.
Questo racconto
partecipa all'EDS de La donna camèl Rosso come il peccato.
Altri partecipanti:
Gordon Comstock